Sottomarino Titan, la paura non deve fermare le esplorazioni. Il coraggio motiva a vivere
Dopo la tragedia del sottomarino Titan, non dobbiamo lasciarci cogliere dal timore e dalla rinuncia alle esplorazioni. Abbiamo un tesoro sotto le nostre acque, dobbiamo viverlo attraverso il coraggio
Di Alberto Luca Recchi
23 Giugno 2023
Per quelli che vogliono esplorare l’ignoto, il mare è l’ultima frontiera e anche la più interessante, perché nelle profondità degli oceani vive la maggior parte degli animali del pianeta e ancora oggi gli abissi sono per la quasi totalità inesplorati.
E in tanti stanno cominciando ad andarci e sta per iniziare la stagione dell’esplorazione su larga scala degli abissi. Quindi ci saranno altri incidenti come questo del Titan, prepariamoci.
Ma è così che va avanti l’umanità: tra un salto e un inciampo. È andata allo stesso modo con i primi voli aerei, i primi voli spaziali. La differenza è che, rispetto alle esplorazioni spaziali, quelle dei fondali saranno molte, perché andare negli abissi ha bisogno di meno risorse che andare nello spazio. Un sommergibile costa come il gabinetto di uno shuttle, quindi poco. E, a differenza dello spazio, i fondali del mare sono pieni di tesori. Lí sotto c’è una carta moschicida che conserva galeoni, navi, statue, oro e gioielli. Spesso intatti.
I turisti avventurieri del Titan non erano andati per cercare tesori, ma emozioni, e sapevano bene cosa rischiavano. Purtroppo è andata male. Capita. Magellano sapeva di rischiare la vita, certo non immaginava di essere mangiato vivo nelle Filippine, ma conosceva i rischi a cui andava incontro. D’altronde, non c’è grande impresa senza rischi. Ma oggi alcuni si chiedono: “Queste esplorazioni vanno fermate? O è tutto lecito?”
C’è un confine da non superare: quello che divide il coraggio dall’incoscienza. I rischi sconsiderati non vanno presi, ma nulla può essere portato a termine senza prendersi alcun rischio. Le grandi imprese sono pericolose, come i grandi amori. E il confine spesso è invisibile. Talvolta però si vede bene. Io ho visto subacquei riempirsi di alcol poco prima di fare immersioni notturne su fondali frequentati da squali tigre. Mentre entravamo in acqua, loro ridevano come se andassero alle giostre. Poi è capitato che qualcuno, per spavalderia o incoscienza, ci ha lasciato una gamba o la vita. Il pericolo va rispettato.
A me la paura ha salvato molte volte la pelle e forse perché ne ho viste tante, oggi io ho più paura dei miei compagni di esplorazione. Ma nonostante questo, non ci sono buone ragioni per frenare le esplorazioni. La curiosità di scoprire l’ignoto deve essere libera. Come diceva un saggio: sono nato senza saperlo, morirò senza volerlo, almeno lasciatemi vivere come voglio.
Quando, quarant’anni fa, ho cominciato a cercare le balene, una balena la potevi avvicinare quanto volevi. Decidevi tu. O meglio, decideva la balena. Oggi decide il ranger del parco marino. Ci sono regole per difendere le balene dagli imbecilli e gli imbecilli dalle balene. Ma queste regole sono troppe. Se uno vuole mettere in gioco la sua vita per l’emozione di un momento, lo faccia in libertà. Certi istanti possono valere un’intera vita.
Per quello che riguarda il mare nostro: il Mediterraneo, io mi aspetto che, se non esploreremo noi i nostri fondali, lo faranno altri. Verranno cercatori di tesori da oltre oceano (qualcuno già c’è), troveranno reperti meravigliosi, li porteranno nei loro musei e noi pagheremo per andarli a vedere. Quindi muoviamoci. I bronzi di Riace li abbiamo trovati per caso, ma il Mediterraneo è pieno di altri Bronzi di Riace.
di Alberto Luca Recchi