Si arricchisce l’enciclopedia di «Un Mare di Storie». Recchi: «Se c’è uno squalo, l’acqua non è inquinata. La presenza di una pinna vale più di tante bandierine blu»
Sette nuovi podcast sugli squali che vanno ad arricchire (ancora di più) «Un Mare di Storie», l’enciclopedia di Alberto Luca Recchi che racconta, in pochi minuti, i segreti del mare, l’ambiente naturale più grande e meno conosciuto. In occasione della Giornata mondiale degli squali del 14 luglio, l’esploratore e scrittore rivive le sue avventure (e disavventure) negli Oceani, raccontando gli incontri ravvicinati più emozionanti con gli animali del mare: nel 1998, Recchi ha guidato la prima spedizione al mondo per incontrare in acqua le balene del Mediterraneo e nel 1999 la prima proprio con gli squali. Ogni puntata è una fiaba per tutte le età e anche una pillola di scienza che, con ironia, ci svela curiosità inaspettate. «Gli squali garantiscono la salute del mare, eliminando i pesci deboli o malati e segnalano acque pulite. Se c’è uno squalo, l’acqua non è inquinata. La presenza di una pinna vale più di tante bandierine blu e quando viene avvistato, si dovrebbe fare una festa, non chiudere le acque ai bagnanti», racconta Recchi.
Delle circa 500 specie di squali esistenti, «tre, per la mia esperienza, sono le più pericolose perché attaccano “a prescindere” e non hanno paura di nulla: il Tigre, il Longimano e il Leuca. Nessuna di queste tre, però, vive nel Mediterraneo. Anche lo squalo bianco è temibile, ma da noi è molto raro. Io l’ho cercato per sei mesi nel 1999, buttando tonnellate di sangue e pesce in acqua dove era stato visto o catturato, e non l’ho mai incontrato», aggiunge. La cattiva reputazione degli squali «nasce con la strage seguita all’affondamento della corazzata Indianapolis nel 1945 quando l’intero equipaggio morì a causa della disidratazione e degli attacchi degli squali. Poi il romanzo di Benchley “Lo Squalo” e il film del 1975 di Spielberg hanno fatto il resto, trasformandolo lo squalo in un mostro e anche io ho le mie responsabilità: ho filmato e fotografato con artifizi, bocche spalancate, denti e sangue e non ho reso loro un buon servizio», chiarisce. Perché? «L’ho fatto perché uno squalo che non morde è soporifero e lo spettatore cambia canale. In realtà da quando sono nato, non c’è mai stato un attacco letale provato nel Mediterraneo e per me è arrivato il momento del mea culpa: scusate squali», conclude.
Alberto Luca Recchi
Una vita tra meraviglie e fragilità del mare
Recchi è l’unico italiano ad aver realizzato un libro fotografico per il National Geographice l’unico chiamato a tenere una conferenza all’ Explorers Club di New York. Ha fatto conoscere meraviglie e fragilità del mare con la Mostra Squali che al Palazzo delle Esposizioni di Roma e a Palazzo Reale di Milano ha fatto il record di incassi, con lo show “Squali” che ha debuttato al Sistina (2006) e con lo spettacolo “I Segreti del mare” che ha portato insieme a Piero Angela dal 2019 al 2022 nei teatri Fenice, Arcimboldi, Auditorium. Tra i riconoscimenti ricevuti, il Premio Europeo per l’Ambiente, il Tridente d’Oro e a maggio 2024 il Premio Leonardo, in precedenza assegnato a Rita Levi Montalcini e Margherita Hack. È stato il primo italiano a filmare in acqua balene e capodogli.
link